Una serata come tante

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    Androide

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    L'entrata del Blue Blood è discreta. Passa totalmente inosservata, per chiunque già non la conosca.
    Un portone, un comunissimo portone in un vicolo.
    Altre porte finte lo celano all'occhio indiscreto, così come finestre.
    Il palazzo sembra essere una qualunque casa con appartamenti lasciati a sé stessi, in affitto a un prezzo troppo alto per essere definito onesto.

    Ma una volta superata la soglia le luci calde e soffuse, che tingono ogni cosa di blu, confondono i sensi degli avventori, così come la musica che improvvisamente invade le loro orecchie.
    Nessuna serata è mai uguale all'altra, Blue: a volte la musica è assordante, la pista è piena di persone che ballano, sul palco si mettono in mostra Androidi piacenti. Altre è tutto silenzioso, calmo, quieto. Le persone si limitano ad ordinare da bere e si spiaggiano sui loro tavoli. Altre ancora ci sono persino degli spettacolini, da meravigliose donne che ballano in lingerie a comici imbarazzanti che cercano di sbarcare il lunario.
    La logica? Nessuna. Solo l'umore di lei, la proprietaria: Bet.
    Nulla si muove, tra quelle pareti, senza un suo esplicito benestare.

    E il piano d'ingresso con annesso soppalco sono solo la punta dell'iceberg del suo regno, letteralmente.
    Non c'è nulla di più appagante e retribuente come ciò che avviene ai piani inferiori... Ma meglio andare con ordine.

    E' una di quelle serate tranquille.
    Da dietro il bancone, pronti a servire il cliente, ci sono due Androidi, un maschio e una femmina.
    Lei ha un'espressione vuota, ma che lascia quasi trasparire infelicità. Ha i capelli ricci e castani e gli occhi chiarissimi.
    Lui, invece, è muscoloso ed ha le sopracciglia ed il capo in parte rasato.
    Ci sono un paio di clienti seduti al bancone, altri occupano dei tavoli.
    Qualche Androide di piacere passeggia in calze a rete, in ricerca di clienti che aumentino il guadagno della proprietaria.
    Le tende del palco sono chiuse. Solo una lieve musica d'atmosfera, registrata, riempie l'ambiente.

    Bet è accomodata su un divanetto rosso fuoco, a gambe accavallate, mentre tiene tra le sue unghie, pari quasi a degli artigli, il suo drink.
    Nulla sembra disturbarla o interessarle, eppure tiene sott'occhio qualunque cosa le accada attorno.
    Si porta il bicchiere alle labbra ancora una volta, bagnandosele appena ed assaporando il liquore scenderle in gola.

    fFjKtj0

     
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  2. Lucatiel
     
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    EfNM2bg
    È di nuovo al Blue Blood che lo conducono i suoi passi, le gambe si muovono quasi in automatico nel percorrere una strada fin troppo conosciuta. È come se quel luogo fosse una calamita per lui, oltre che per i suoi soldi naturalmente. Forse più per quelli. Eppure, più che rabbrividire lui stesso per il modo in cui ogni volta si dice Solo questa volta, poi basta fino al prossimo stipendio e puntualmente trasgredisce, non riesce a fare. Che sia debole di carattere, di volontà o che in fondo non ci provi nemmeno a smettere di recarsi lì perché forse proprio non gli va di rinunciare all'adrenalina degli incontri di lotta, non è dato saperlo e ad ogni modo non è rilevante; ciò che conta è che sia qui anche stasera, controlla che non ci sia nessuno nei paraggi prima di imboccare la porta giusta e fare il proprio ingresso nel locale. Socchiude gli occhi chiari per schermirli alla meglio dalla luce blu, poi pian piano comincia come di consueto a farci l'abitudine. Tira sul col naso e caccia le mani nelle tasche, in fondo, guardandosi attorno un paio di volte. Una felpa grigia con dettagli giallo spento lo ripara dal freddo, sotto di essa una t-shirt bianca a maniche lunghe, un marsupio in cui porta documenti e soprattutto il portafogli, jeans slavati non per moda e un paio di scarpe da ginnastica consunte a completare il look da poveraccio che evidentemente spende i suoi soldi per altro piuttosto che per comprarsi degli abiti decenti. Inutile dire che tiene il berretto di lana, anche quello grigio e giallo, a strisce, ben calcato sulla testa a coprire i corti capelli di un banale castano chiaro. Lo sguardo gli cade subito su un'androide in calze a rete, sopracciglio che si inarca quasi in contemporanea al solo angolo destro delle labbra dalle quali esce un fischio colpito e l'accenno di una risata trattenuta, o soffocata sul nascere. Ad ogni modo non è nemmeno all'androide che dedica ulteriore attenzione. Si guarda infatti attorno con quella che parrebbe circospezione, la stessa con cui ha controllato di non essere seguito prima di entrare. Il fatto che non sia accompagnato dal consueto gruppetto di amici rappresenta una novità, la sua presenza no, tutt'altro: al Blue Blood ormai lo conoscono per nome, probabilmente più per la sua proverbiale sfiga nelle scommesse, la stessa che va regolarmente a rimpinguare gli introiti di Bet. Infatti Eli assiste ogni volta che può agli incontri di lotte tra androidi, sa solo lui quanto possa rodergli quando allo squallido diner dove lavora gli danno i turni di sera. Ma oggi la situazione è diversa e questo è un bene, giusto? Tira su col naso, di nuovo, ed estrae le mani dalle tasche della felpa solo per sfregarle; si morde un labbro avanzando con aria casuale e disinvolta verso Bet, pian piano, poi però assottiglia le labbra in una piega stretta e le preme leggermente verso l'interno, tra i denti, andando a posare lo sguardo chiaro sulla proprietaria del locale con un “Buonasera Bet! Allora, che si dice?” azzarda direttamente verso di lei in tono affabile ma macchiato dell'imbarazzo di chi faccia schifo nelle relazioni sociali e non sia abituato a scambiare due chiacchiere prima di arrivare dritto al sodo. Chiaramente rimane a debita distanza. Null'altro per il momento se non quel goffo tentativo di attaccare bottone senza chiedere subito, come già detto, dell'incontro che potrebbe voler andare a vedere, ai piani inferiori. Lo sguardo spazia poi all'interno del locale in cerca di volti noti (di allibratori chiaramente) che al momento, però, non sembrano presenti, o forse è lo stesso Eli che non li scorge ancora.


    Edited by Lucatiel - 1/9/2018, 18:59
     
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    Androide

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    L'Androide di piacere nota il suo presunto interesse. Gli sorride suadente, portandosi i lunghi capelli castano chiaro tutti da una parte, con la mano guantata.
    Gli ammicca, socchiudendo appena gli occhi. Ma quando il ragazzo passa oltre alla sua figura, anche lei passa automaticamente a prestare la sua attenzione al cliente successivo: è programmata per attirare e compiacere solo clienti paganti. Niente effusioni gratuite.

    La donna non si scompone di una virgola, al vederlo. A dire il vero, nemmeno si degna di poggiare lo sguardo su di lui.
    Si porta nuovamente il bicchiere alle labbra, sorseggia con tutta calma ed immensa classe, prima di abbassare lentamente il braccio.
    I miei ragazzi ti aspettavano impazienti, Eli.
    Esordisce, carezzandosi con due dita i cortissimi capelli che ha sulla nuca.
    Solo poi poggia finalmente lo sguardo sul suo.
    Non sanno su chi puntare, senza qualcuno che indichi loro il perdente...
    Aggiunge, in un sorrisetto cattivo.
     
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  4. Lucatiel
     
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    EfNM2bg
    Raccoglie l'ammiccamento dell'androide e il ghigno sulle labbra sfuma un po', deglutisce a vuoto, poi però scrolla le spalle e si volta: il denaro che ha con sé è destinato a ben altro, e per quanto attraente quella donna fosse... tanto per cominciare, non è nemmeno una donna, semplicemente ne imita una nell'aspetto e nelle movenze. Ma resta comunque un androide, non importa che aspetto abbia né come sia composto il suo corpo visto che tutto quel che fa, ogni atteggiamento, ogni minimo gesto, ogni parola è solo funzione di un programma. Un motivo in più per tenersi ben stretti i soldi, anche se solo finché non troverà invece un allibratore compiacente, è chiaro; indugia perciò davanti a Bet, le mani una volta sfregate tornano nelle tasche con un lieve molleggiare delle braccia, viso che viene voltato per lanciare occhiate caute al locale da sopra le proprie spalle in attesa di una replica da parte della donna.
    Al suo dire Eli si acciglia un po', si è sentito rivolgere abbastanza sfottò da parte dei suoi presunti amici da capire già dove stia per andare a parare la proprietaria, e quando la frase seguente glielo conferma non c'è stupore sul suo volto. La fronte viene aggrottata più marcatamente, le mani guizzano fuori dalle tasche solo per consentire alle braccia d'essere incrociate davanti al petto, curva un po' le spalle in avanti e abbassa appena la testa per accompagnare un'occhiata risentita in direzione della donna “Sì, sì, molto divertente. Oggi è diverso, ok? Stasera mi sento carico, ho un buon presentimento, vedrai!” sì, peccato che quelle parole non stiano uscendo dalle sue labbra per la prima volta, anzi, eppure i risultati degli incontri e i soldi puntualmente spariti dalle sue tasche parlano chiaro sul suo intuito. Come direbbe Craig, uno dei cosiddetti amici che l'hanno fatto approdare al mondo degli incontri clandestini e delle scommesse, <serve un perdente per fiutarne un altro>. E proprio a queste parole torna intanto la mente di Eli; stringe i pugni e i denti, l'espressione si inasprisce per un attimo prima che bofonchi un “Stasera vede, quel bastardo. Si rimangerà tutto.”, beh, convinto lui... inspira a fondo per farsi coraggio, inarca le sopracciglia e sfodera un altro ghignetto a metà tra una finta sicurezza di sé e un'altrettanto effimera convinzione di poter svoltare “Allora, stasera chi c'è in campo?” chiede un'anticipazione direttamente alla proprietaria, mani che vengono di nuovo giunte con uno schiocco, i palmi sfregati con quella tracotanza di chi si convinca sempre di più di avere davvero la vittoria in tasca.
     
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    EOjpCtD
    "Oggi è diverso."
    Quante volte ha udito queste precise parole?
    Non solo uscire dalle labbra di Eli, intendiamoci: i giocatori d'azzardo sono tutti uguali.
    Più va male, più continuano a scommettere. Più perdono, più covano la speranza che la puntata successiva sarà quella vincente.
    Dopotutto, è esattamente grazie a questo che imprese come la sua funzionano così divinamente.
    Adora la loro ingenuità, adora quella frase.
    Ma è ugualmente incredula ogni volta che la sente: sono così patetici, così piccoli, ottusi e lenti...
    E' un bene che ci sia qualcuno abbastanza sveglio e scaltro come lei a raccogliere i frutti che persone come Eli sperperano senza vergogna.

    Solleva un angolo della bocca, in un sorrisetto quasi privato, mentre accompagna l'espressione sollevando appena una spalla.
    Sarà sicuramente la tua serata, Eli.
    Risponde, come una madre - o, meglio, una matrona - che vuole accontentare il figlioletto ritardato. Un soffio di ironia nelle sue parole, praticamente impercettibile. Mentre le pronuncia, con tono mellifluo, gli occhi si socchiudono appena.
    Oh, tesoro... Chi non c'è!
    Commenta, ironica e anche più fluida, più sciolta.
    Recupera dal tavolino di fronte a lei il lungo bocchino che conserva una sigaretta, pronta per lei. Fa cenno ad uno degli Androidi che lavorano per lei di accendergliela, poggiandosi con il gomito sullo schienale del sofà, aspirando la prima boccata.
    Da una parte Travor, un PL600, contro Jessie, un EM400, entrambi modificati. Mentre dall'altra una lotta tra pezzi originali, PC200 VS SQ800.
    Spiega, pratica e puntuale. Nonostante passi la maggior parte del tempo lì, al piano di sopra, in bella vista, è sempre costantemente aggiornata ed informata su quanto avviene di sotto.
    Avrai di che divertirti...
    Gli assicura poi, lasciva, socchiudendo nuovamente appena gli occhi.

     
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  6. Lucatiel
     
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    EfNM2bg
    La brama di fare il colpo grosso, di svoltare, di poter essere (chissà per quale motivo, poi) il singolo fortunato a cui il fato decida di arridere tra tanti altri, l'egoistica convinzione che possa capitare perché in fondo tutti sentiamo di meritarcelo più di una miriade di volti sconosciuti: questa è solo una parte di quel che il gioco d'azzardo instilla nella mente di giocatori, scommettitori, non dissimile in fondo dal bisogno morboso di assumere una sostanza stupefacente, né dall'effimera, fragile eppure disperata convinzione di essere gli unici ad avere il controllo di sé e delle proprie azioni, e di non essere invece schiavi di un mazzo di carte, di una puntata, di una bustina.
    Ma a favore di Eli ci sono due cose: la rpima è che finora non ha mai vinto, dunque quell'illusione di poter vincere di nuovo, che intrappola immancabilmente scommettitori e giocatori in un circolo vizioso che rovina le loro vite e quelle di chi li conosce, non ha ancora mai potuto invischiarlo nel suddetto loop potenzialmente mortale; la seconda cosa è che non ha mai riportato danni a quell'angolino della corteccia prefrontale che regola le priorità. Potenzialmente ha un piede nella fossa come tutti gli scommettitori, d'altra parte non è ancora compulsivo, in teoria almeno. Ma questo le tasche di Bet potrebbero anche negarlo.
    Ad ogni modo non coglie la sottile ironia nelle parole della donna. Per un attimo si morde un labbro, gli occhi vengono socchiusi appena percettibilmente con un'insicurezza di fondo che ricaccia subito; una scrollata di spalle più tardi curva un solo angolo della bocca in un ghigno sicuro e strafottente, il solito insomma: “Sì, lo sarà, purtroppo per te!” e aggiunge anche una risata sommessa, breve, macchiata di quell'arroganza di chi creda di farcela davvero contro ogni previsione. Ma è indubbiamente la parte seguente del discorso che lo cattura maggiormente, tanto che quando Bet passa a parlare degli androidi in campo lo sguardo torna fisso su di lei, palpebre che si socchiudono appena; si acciglia anche, visibilmente assorto nel prendere mentalmente nota dei lottatori in campo. Annuisce anche alcune volte come seguendo più che altro il filo di qualche pensiero che non viene esternato ad alta voce. Chiude di nuovo il labbro inferiore tra i denti, picchietta alcune volte a terra con la punta del piede destro e rimane fermo, a braccia conserte, lasciando che lo sguardo scivoli più in basso, a sinistra (dalla prospettiva di Eli) di Bet e del divanetto rosso. Ci pensa su per un po', poi ecco che solleva un braccio e lo riabbassa in un gesto sbrigativo come scacciando una mosca “C'è sempre da divertirsi, qua” ammette con un altro sogghigno dei suoi, “Allora scendo, ok? Che non voglio perdermi niente! I ragazzi li trovo giù?” gli allibratori, chiaramente. Rimane a fissarla ancora un po' con le dita della destra che tamburellano contro il braccio sinistro, entrambe le braccia ancora una volta incrociate al petto, impaziente evidentemente di sperperare subito tutto quello che gli resta del nuovo stipendio tolta quella manciata di dollari spesa in cibi surgelati e altra spazzatura commestibile con cui tirare avanti, e purtroppo anche le bollette hanno fatto la loro parte nel lasciargli meno margine di spesa, ma da parte sua risparmia su tutto proprio per poter puntare senza restare del tutto al verde nemmeno qualora perdesse come al solito.
     
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    Il ragazzo, il povero ingenuo, sembra scoraggiarsi per un secondo, forse due.
    Ma poi torna alla carica, più forte di prima.
    Ne sorride, prendendo un'altra boccata di fumo, lenta, rilassata, con immensa classe.
    Vedrò di sopportare il colpo...
    Gli assicura, tornando a quel suo sorrisetto, ma ora persino più divertito.
    Era quasi carino... Una mosca che cerca di farsi grande e forte in una ragnatela, circondata da predatori.

    Se non ci fosse abbastanza attrattativa, non sarei sempre piena, tesoro.
    Gli fa notare, in un'alzata di spalle, ma sempre contenuta. Nulla sembra riuscire a scomporla più di tanto.
    Lungi da me trattenerti...
    Gli assicura poi, sollevando appena le sopracciglia.
    Dopotutto, finché se ne stava lì a parlare, non solo doveva essere lei a sopportarlo, ma i soldi di certo non gli sarebbero usciti di tasca da soli... Non che lei avesse particolare bisogno dei suoi spiccioli, ma era una questione di principio, oltre che puramente accumulativa.
    Anche i gruzzoli meno cospicui, se sommati, formano una somma interessante.
    Sempre al solito posto, ad attenderti.
    Conferma, socchiudendo appena gli occhi, mentre scuote il capo e ripoggia la schiena sul sofà. Ancora una boccata dalla sua sigaretta.
    La strada la conosci.
    Ammette, facendogli appena cenno con il capo nella giusta direzione.

    Al lato opposto del bancone, ci sono le porte che danno sui bagni.
    In fondo al corridoio dei bagni, c'è una misteriosa - per così dire, giacché tutti lì sanno esattamente dove conduce - porta in metallo.
    La soglia da varcare per entrare nel mondo della perdizione...
     
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